tratta di alta tecnologia, come pure la predisposizione per una cintura di sicurezza o la rete di bordo a 12 volt con tergicristalli elettrico a tre livelli.
Non mancano le critiche. Con il suo passo ruote breve e la ripartizione del peso caricata sul posteriore, la 911 è suscettibile al vento laterale e difficile da dominare se spinta ai limiti. Tuttavia, fin da subito Porsche punta su un principio ben preciso che rende la 911 un modello di successo ancora oggi: l’evoluzione continua. La 911 viene costantemente rielaborata. L’assetto del telaio viene cambiato, una zavorra nel paraurti anteriore migliora il bilanciamento. Seguono varianti come il modello entry-level 912, la 911 S con 160 CV o il modello «Cabriolet sicura» 911 Targa con un elegante roll bar, concepito soprattutto per il mercato statunitense.
Le vendite salgono – entro la fine del 1967 Porsche porta nelle strade 10.723 esemplari di 911. E anche l’evoluzione prosegue. Al modello originario segue nel 1968 la serie A con nuove varianti, sistema frenante a due circuiti e «cambio Sportomatic» semiautomatico opzionale. Per la serie B (anno modello 1969) il passo ruota viene prolungato di 57millimetri e i parafanghi vengono allargati per addolcire il comportamento in marcia. Lo sviluppo tocca l’apice nella serie F per l’anno modello 1973, che viene coronata dal modello da omologazione Carrera RS 2.7. Il modello fondatore della leggendaria «dinastia RS» con la caratteristica «coda di rondine» sul posteriore impressiona ancor oggi con le sue caratteristiche: 900 kg di peso (variante Sport), 210 CV di potenza, accelerazione da 0 a 100 km/h in 5,8 secondi – e con 245 km/h di velocità massima è la più veloce auto di serie dell’epoca in Germania.

Dopo un decennio, nell’anno modello 1974 è maturo il tempo per la prima grande rielaborazione della 911. Il più importante impulso sono delle nuove norme negli Stati Uniti. Le cosiddette «bumper rules» impongono che le auto resistano a piccoli dossi di parcheggio senza danneggiarsi a velocità fino a cinque miglia all’ora. Il nuovo responsabile del design in Porsche è Anatole Lapine, a cui si dovrà più tardi anche la leggendaria livrea Martini Racing. Lapine risolve il compito in modo pragmatico e ricco di stile: con paraurti in alluminio verniciati con inserti in gomma. Soffietti alle due estremità dei parafanghi ammortizzano i colpi leggeri e soddisfano quindi i requisiti normativi. Alle norme statunitensi fanno riferimento anche i cosiddetti sedili di sicurezza con poggiatesta integrati, introdotti con la serie G. Una caratteristica che si ritrova fino a oggi in tutte le 911.
Anche nella nuova era dei modelli appena inaugurata Porsche prosegue il ritmo degli sviluppi annuali. Le serie G, H, I, K, L, M (anno modello 1980) e da A fino a D (dall’anno modello 1981) apportano più cilindrata, più potenza e migliori prestazioni di guida. La Carrera dell’anno 1974 parte con il celebre motore 2.7 e 210 CV, a livello inferiore sono disponibili versioni con 150 o 175 CV. Nonostante le numerose modifiche, il 1974 non è un anno commerciale di successo. Porsche risente della crisi del petrolio. Le vendite passano dai 15.000 esemplari precedenti a meno di 10.000 vetture.



